Un ritorno inaspettato, un documento con un sigillo rivelatore e una cena familiare trasformata in un tribunale. Così si riaccende il fuoco sotto i segreti più oscuri de La Promessa, e Curro si trasforma da giovane servitore a vendicatore della verità. La sua missione? Dimostrare che Cruz è innocente e che i veri burattinai dell’attentato contro Jana sono Leocadia e Lorenzo.
Tutto ha inizio con il ritorno di Curro, segnato dalla tensione e dalla fretta. I suoi abiti impolverati e lo sguardo carico di urgenza anticipano ciò che sta per accadere. Si dirige subito verso Pía, la confidente che lo ha sempre sostenuto, e le rivela di aver scoperto documenti segreti in un casinò clandestino frequentato da Lorenzo de la Mata. Tra quei documenti, nomi noti… incluso quello di Pía. Ma ciò che sconvolge tutto è un legame tracciato tra Lorenzo, una gioielleria di Valladolid e il nome di Cruz, usato per orchestrare un inganno.
Curro capisce che Cruz non è la colpevole dell’attentato a Jana, bensì una vittima. I regali acquistati con il suo nome, in realtà, furono pagati da Lorenzo – una trappola ben costruita per incastrarla. Ma c’è di più: un documento con il sigillo di Lorenzo riporta un appunto inquietante: “Per indicazione della signora Leocadia F.”.
Con l’aiuto di Ángela e López, Curro organizza un piano per ottenere prove concrete dalla gioielleria. Ángela, con astuzia e freddezza, distrae Leocadia con un’uscita improvvisata e nostalgica, mentre Curro e López si infiltrano nella boutique. Qui, grazie all’aiuto inaspettato di Milagros – una giovane impiegata – Curro ottiene la prova regina: un documento bancario che collega in modo diretto Lorenzo e Leocadia al complotto. La calligrafia della nota li incastra definitivamente. Cruz non era la mente del crimine. Era solo una pedina sacrificabile.
Ma qualcuno ascolta. Petra, la serva fedele a Leocadia, sente tutto e viene colta sul fatto. Pía e Curro la avvertono: se parla, se tradisce la verità, non ci sarà perdono.
Curro sa che il tempo è poco. La verità deve venire a galla prima che i colpevoli agiscano. Decide quindi di presentare tutto durante la cena, sotto gli occhi di tutta la famiglia. L’atmosfera, fin dall’inizio, è pesante. Alonso presiede il tavolo con un’aria carica di sospetto. Leocadia e Lorenzo si mostrano come sempre, altezzosi e sicuri. Ma il silenzio esplode quando Curro, con passo deciso, interrompe la cena con una frase che gela il sangue:
— “Chiedo la parola.”
Leocadia lo zittisce con disprezzo, ma Curro non si lascia intimidire. Estrae il plico con i documenti e li mostra. La sala trattiene il respiro. La nota, il sigillo, le firme, le date: tutto incastra Lorenzo e Leocadia. Nessuna possibilità di negare.
Leocadia impallidisce. Lorenzo tenta di sviare. Ma le prove sono inconfutabili. Persino Alonso, confuso e ferito, comincia a collegare i puntini. Petra, dalla soglia della sala, si fa piccola, sapendo che il castello di bugie sta crollando.
Curro non si ferma. Dichiara apertamente che Leocadia ha orchestrato tutto con Lorenzo. Che Cruz è stata usata come capro espiatorio. Che Jana è stata ferita per coprire la verità su eredità, potere e vecchi conti mai chiusi.
Pía, commossa, conferma ogni parola. La lealtà di Curro, il suo coraggio, sono lampanti. Jana, se fosse viva, sarebbe fiera. Manuel, presente ma silenzioso, capisce che non può più restare: La Promessa è marcia, e il tempo della fuga è arrivato.
Lorenzo, messo alle strette, tenta un’ultima difesa, ma è inutile. La verità è esplosa. La famiglia Luján è scossa. La Guardia Civile viene chiamata. E per Cruz, ingiustamente rinchiusa, si apre finalmente una possibilità di redenzione.
La battaglia non è finita, ma la guerra ha cambiato fronte. Curro ha mantenuto la sua promessa: ha dato voce a chi non poteva più parlare. Ha portato la luce dove regnava l’ombra.
La Promessa, da luogo di apparenze e menzogne, comincia a trasformarsi. La verità è ormai inarrestabile. E con essa, anche la giustizia.