La tensione tra le famiglie Shadoglu e Aslanbey sembra finalmente placarsi grazie all’arrivo imminente del bambino di Reyan e Miran, ma i vecchi rancori, i segreti sepolti e la sete di vendetta tornano a farsi sentire con forza devastante.

Reyan osserva felice il marito Miran e suo padre Hazar lavorare insieme alla loro nuova casa. È un’immagine di pace che la fa sognare un futuro sereno per il bambino che porta in grembo. Ma in lontananza, ombre cupe si avvicinano. Nasu, apparentemente redento, chiede perdono a Miran e desidera costruire un legame vero, di sangue. Organizza una cena in onore del nipote, ma non tutti sono pronti ad accettare questa riconciliazione.

Durante la cena, Chihan esplode: non perdonerà mai l’uomo che ha sparato a suo figlio. Se ne va furioso, rifiutando qualsiasi legame con Miran. La tensione è alle stelle. E proprio quando sembra che tutto stia per crollare, Miran e Reyan decidono di non alimentare il conflitto: non accetteranno la villa di famiglia, completeranno da soli la loro casa. Ma un’altra figura in agguato osserva da lontano: Azize.

 Azize confessa a Nasu che Dilsha è viva ma rapita, e che il vero nemico è Fusun. Quest’ultima trama nell’ombra, pronta a distruggere ogni brandello di felicità. Harun, suo figlio, viene arrestato – ma è solo l’inizio. Azize sa che Fusun non si fermerà: ha sete di sangue.

Mentre tutto ciò accade, Yaren si prende con forza la stanza di Reyan nella villa Aslan Bay, ma Gonul gliela strappa di mano con rabbia. Intanto, Miran e Reyan si godono piccoli momenti di gioia: cercano di scoprire il sesso del bambino con un pendolo, ma il risultato è incerto… una bambina o un maschietto? Non importa, dicono: l’unica cosa che conta è che il bambino sia sano.

Ma la minaccia si avvicina. Fusun ha un piano terribile: avvelenare Reyan. Approfitta della sua fiducia e le invia dei dolci con l’inganno. Reyan, ignara, ne assaggia un pezzo. Inizia a sentirsi male, ma pensa sia colpa della gravidanza. In quel momento Azize, allertata dalle parole oscure di Fusun, corre alla capanna per salvarla, ma arriva troppo tardi. Tra le spighe del campo, Reyan è riversa a terra, immobile… 😢

 Intanto, segreti pesantissimi emergono. Esma confessa a Firat che è stata lei a uccidere suo padre Nihat, e che Firat stesso è frutto di quella violenza. Firat, sconvolto, se ne va senza una parola. La verità è un peso troppo grande. Intanto, Harun – liberato da Azize – affronta sua madre: “Perché tieni prigioniera Dilsha? Perché vuoi fare del male a Miran?”. Fusun risponde con freddezza: vuole punire Azize e userà Miran come strumento. Harun, disperato, le chiede di fermarsi, ma Fusun è inarrestabile.

Nel frattempo, Sultan decide di partire per ritrovare sé stessa e affidare la casa a Gonul, che ora dovrà proteggere tutto ciò che rimane della loro dignità. Anche Zerah, moglie di Hazar, scopre una lettera di Dilsha nella giacca del marito e la gelosia la divora, temendo che il passato possa distruggere la loro famiglia.

 Ma il destino non ha finito di colpire. Il giorno dopo, Miran e Reyan restituiscono il melograno “rubato” a un anziano proprietario. Per farsi perdonare, lavorano tutto il giorno nella sua casa. Solo dopo, l’uomo concede loro un nuovo frutto: un simbolo di redenzione. Ma mentre Reyan raccoglie bulbi nel campo, crede di star meglio… fino a quando il veleno fa effetto.

Azize giunge troppo tardi. Lancia un urlo straziante. Reyan è incosciente. Il bambino è in pericolo. La vendetta di Fusun ha colpito duramente, e nessuno potrà più ignorare la gravità della situazione.

Mentre Miran affronta Fusun, ignaro del dramma che si sta consumando nei campi, il suo telefono squilla. Il destino si è compiuto? Vivrà Reyan? Sopravvivrà il bambino? Fusun ha varcato ogni limite e ora persino Azize, la temuta matriarca, appare come una figura tragica, schiacciata dalle sue stesse colpe.

 Con un ritmo incalzante e colpi di scena sconvolgenti, Hercai – Amore e Vendetta ci trascina in un vortice di emozioni, segreti e verità dolorose. L’amore riuscirà a salvare ciò che l’odio ha cercato di distruggere? O è ormai troppo tardi?