L’episodio si apre con un gesto di riconciliazione che si scontra immediatamente con la cruda realtà della vendetta. Hazar arriva alla periferia, davanti alla casetta di Miran e Reyyan, lasciando un cesto di uova fresche. Ma non è il cibo il dono più prezioso, bensì una cassetta audio con la voce di Dilşah, un sussurro dal passato che potrebbe riscrivere il futuro. Miran arriva proprio in quel momento, impedendo ad Hazar di dileguarsi. Hazar spiega di aver portato le uova per Reyyan, ma il suo vero intento è chiaro: non può rinunciare a sua figlia. Miran, però, è irremovibile, convinto che tra loro non potrà mai esserci un vero legame padre-figlio, relegando Hazar al ruolo di un mero sconosciuto che gli ha salvato la vita.
Hazar, con la saggezza di chi ha vissuto, gli ricorda che presto anche lui diventerà padre, un legame indissolubile che un genitore non abbandona mai. Miran, incapace di ascoltare oltre, si allontana, le lacrime che gli rigano il volto. Hazar gli si avvicina e gli porge una scatolina: contiene l’anello di Dilşah. Hazar, con un peso sul cuore, ammette il suo rimpianto più grande: non aver parlato con Dilşah al suo ritorno dal servizio militare, non aver ascoltato la sua verità. A fatica, si allontana, lasciando Miran solo con il peso di quelle rivelazioni. Miran lo guarda andar via e sussurra un piano: “Papà”. Non sa cosa fare, diviso tra il desiderio di correre ad abbracciare suo padre e l’incapacità di farlo. Chiede a sua madre, idealmente, di mostrargli la strada giusta.
Reyyan esce dalla casetta e nota la presenza del padre. Hazar le racconta della cassetta audio e le chiede di farla ascoltare a Miran. Dopo che Hazar se ne va, Miran si avvicina a Reyyan e si inginocchia davanti a lei. Le annuncia, con un gesto di amore e responsabilità, che porta in grembo suo figlio, poi le porge l’anello della madre chiedendole di indossarlo. Reyyan accetta con gioia, suggellando un nuovo inizio.
La Distruzione e il Lutto: Il Prezzo della Vendetta
Intanto, la furia distruttiva si abbatte altrove. Cihan arriva alla villa dei Melograni e ordina a Harun di raderla al suolo. Con un’ultima occhiata alla casa, Cihan sussurra: “Ti prendi ciò che appartiene a mio figlio? Regala a tuo nipote Maceri al posto di una casa, Nasuh.” Le tensioni familiari raggiungono l’apice.
Nel frutteto degli ulivi, Firat e Zeynep preparano una sorpresa per Reyyan e Miran, decorando il luogo con palloncini e allestendo una tavola da festa. L’atmosfera di celebrazione, tuttavia, è presto oscurata da eventi drammatici.
In ospedale, Sultan si confronta con Azize, accusandola di compiacersi delle loro sofferenze. Azize le ricorda che Aslan è suo nipote, ma Sultan ribatte che Aslan non è il suo vero nipote, affermando che Miran è l’agnello sacrificale di Azize, mentre Aslan è il maschio dominante. Sultan minaccia Azize: se Aslan non sopravvive, lei gliela farà pagare. Gonül chiede alla nonna di allontanarsi prima che la madre la veda. In quel momento, nella stanza d’ospedale, il cuore di Aslan si ferma. I medici accorrono, ma ogni tentativo di rianimazione è vano. Il medico constata il decesso e il corpo di Aslan viene coperto con un lenzuolo bianco. In quell’istante, il filo del rosario di Azize si spezza, un presagio funesto. Il medico esce e porge le sue condoglianze. Sultan è colta da una crisi isterica. Azize, comprendendo che la sua stirpe è finita, mentre Miran e Hazar presto diventeranno padre e figlio, giura che si vendicherà, poi consegnerà la sua anima ad Allah. Esma, portando ad Azize gli effetti personali in ospedale, scopre della morte di Aslan. Azize le concede la libertà e le chiede di andare da suo figlio, raccontargli tutta la verità e assicurarsi che Firat non abbandoni mai Gonül.
La Verità e la Promessa: Nascita e Rinascita
Miran e Reyyan arrivano nel frutteto di ulivi, ringraziando gli amici per la sorpresa. Zeynep regala a Reyyan un paio di scarpette per il loro futuro bambino, e Firat consegna a Miran un ciuccio. Reyyan, sorpresa, chiede come abbiano saputo della gravidanza. Firat confessa che quella sera aveva accompagnato la dottoressa in ospedale e lei gli ha raccontato tutto.
Azize, compresa l’irreversibilità degli eventi, capisce di non poter più rimandare la sua vendetta e ordina a Mahmud di uccidere Hazar. Esige che Hazar bruci nello stesso modo in cui è bruciata lei e gli ordina di non tornare finché non avrà eseguito il comando. Mahmud giura di dare anche la vita per compiere l’ordine. Azize aggiunge che prima di ucciderlo, deve dire ad Hazar che “i figli pagano sempre per i peccati dei padri”.
Hazar racconta al padre che Miran non vuole ascoltarlo né accettarlo come padre. Şükran lo rassicura, dicendo che Miran prima o poi lo accetterà, sfogherà il suo dolore e alla fine lo chiamerà “padre”. Ma Hazar ricorda che Miran è cresciuto credendolo il suo nemico. In quel momento, Hazar riceve una chiamata dal responsabile della fabbrica che lo informa di un macchinario rotto. Hazar e Nasuh si preparano per andare in fabbrica, ma proprio allora Nasuh riceve una telefonata da Azize che gli chiede un incontro. Nasuh dice ad Hazar che Yusuf lo ha chiamato e deve incontrarlo.
Miran racconta all’amico che quando Reyyan gli ha detto della gravidanza, lui è scappato e si è rifugiato in macchina. Reyyan è convinta che si sia solo spaventato, ma Miran dice di essere stato solo un po’ sotto shock. Firat chiede se hanno già pensato al nome del bambino. Reyyan risponde che è ancora presto, ma se sarà un maschio vuole chiamarlo come suo padre, Hazar. Sentendo questo, Miran si irrigidisce leggermente. Firat cerca subito di alleggerire la tensione e propone di chiamare il bambino Firat. Intanto, Handan chiede al marito di non chiudersi in se stesso e di parlare con loro. Azat assicura al padre che non hanno motivo di essere arrabbiati con lo zio, con il nonno e tantomeno con Miran, perché nessuno ha colpa. Cihan ricorda al figlio che sta difendendo colui che fino a poco tempo fa gli ha sparato. Azat dice che Miran fa parte della loro famiglia e chiede al padre di accettarlo, ma Cihan non ha intenzione di accettare Miran come membro della sua famiglia.