La quiete apparente che aleggia sul palazzo de La Promessa sarà brutalmente spezzata da una rivelazione che scuoterà le fondamenta dell’intera casa: Eugenia, donna fragile solo all’apparenza, decide che è giunto il momento di svelare un segreto rimasto celato per troppo tempo. Un segreto che riguarda direttamente Jana e la sua incredibile scomparsa. Nessuno è pronto per ciò che sta per accadere.
Dopo giorni trascorsi nell’ombra del palazzo, osservando, studiando e pianificando, Eugenia si rende conto che non può più tacere. La verità la divora dentro e sa che se continua a rimanere zitta, l’ingiustizia trionferà. Persino Curro, con il suo cuore ormai inquieto, la affronta chiedendole apertamente: “Zia… che cosa hai intenzione di fare?” Ma Eugenia si limita a sorridere, enigmatica: “Lo saprai quando sarà il momento.”
E quel momento arriva. È il giorno del compleanno di Lorenzo, l’uomo che ha tramato più di quanto chiunque possa immaginare. Una festa sontuosa viene allestita nel salone principale, con musica, dolci raffinati e invitati ben vestiti. Ma un evento glaciale spezzerà ogni armonia: Eugenia decide di interrompere la celebrazione. Con voce tremante, ma decisa, chiede il silenzio. Tutti si voltano verso di lei, confusi. E allora, davanti a tutti, pronuncia parole che gelano il sangue:
“È tempo che ritorni colei che ho protetto fino ad oggi. È giunto il momento che Jana dica la verità.”
Un brusio si alza nella sala. Jana? Viva? Protetta da Eugenia? Gli occhi si spalancano, le mani tremano. Ma Eugenia non aggiunge altro. Si volta e si allontana, lasciando dietro di sé un vortice di domande senza risposta.
Poco dopo, la scena si sposta nella biblioteca. Eugenia entra con passo deciso, elegante come sempre. I domestici abbassano lo sguardo non per timore, ma per rispetto. Sanno che quella donna, un tempo considerata fragile, è diventata ora una presenza temibile.
Lorenzo la attende già nella stanza, in piedi accanto al camino spento, lo sguardo teso, le mani intrecciate dietro la schiena. “Era ora che avessimo questa conversazione,” dice senza preamboli. “Hai fatto abbastanza. Ora devi andartene.” Ma Eugenia non si scompone. Chiude la porta con calma, si siede, accavalla le gambe e sorride con freddezza:
“Che fretta hai, Lorenzo? Hai paura che resti troppo a lungo? Hai paura di quello che potrei dire?”
Lui la incalza: “La tua presenza destabilizza tutto. Se non te ne vai da sola, ti farò cacciare.” Ma lei ride, una risata bassa e carica di disprezzo:
“Io non sono qui per andarmene. Ho resistito a medici che volevano rinchiudermi, a un marito che mi drogava, a una società che mi trattava come un pericolo. Tu non sei nulla rispetto a quello che ho superato.”
Il volto di Lorenzo diventa una maschera d’ira. Stringe i pugni, cerca di mantenere il controllo. Ma Eugenia affonda il colpo:
“Voi due – tu e Leocadia – siete amanti. Cospirate contro questa famiglia. E credete che nessuno se ne sia accorto? Vi sbagliate. Ora avete un problema che non potete mettere a tacere: me.”
Lorenzo resta pietrificato. Eugenia si alza e si avvicina, con lo sguardo fisso nei suoi occhi. “La tua Leocadia è una vipera. Inganna tutti con la sua voce dolce, ma io so chi è davvero. E ora tutti lo sapranno.”
Uscendo dalla biblioteca, Eugenia si trasforma. Il suo volto si fa duro, determinato. Si ferma accanto a una colonna e, con un gesto rapido, estrae un quaderno pieno di appunti, nomi, date, orari. È il diario dei suoi mesi di indagine. Dentro ci sono tutti i dettagli su Lorenzo e Leocadia: i loro incontri, i piani, i documenti falsificati. E non è sola: Pía, nascosta dietro la porta, ha sentito tutto. I loro sguardi si incrociano per un istante: un’alleanza silenziosa si crea.
Quella notte, l’eco dei passi di Eugenia si fonde con il sussurro della giustizia. La guerra è cominciata.
Il panico si diffonde tra i colpevoli
Lorenzo, sconvolto, lascia la biblioteca come se il pavimento gli fosse crollato sotto i piedi. Si dirige di corsa verso la sala della musica, dove trova Leocadia intenta a esaminare antiche partiture, impassibile.
“Lei sa tutto!” esclama con voce tremante. “Ha detto che sa che siamo amanti, che stiamo tramando contro il palazzo. Se parla… siamo finiti!”
Leocadia chiude bruscamente la partitura e si alza in piedi. Un silenzio pericoloso cala tra i due. Finalmente, con voce fredda, dice: “Se ci espone, siamo perduti. Il marchese non ci proteggerà, Curro e Manuel ci distruggeranno, e Pía ci consegnerà alle autorità.”
Lorenzo insiste: “Dobbiamo agire ora, subito, prima che parli con qualcuno.” Leocadia inspira profondamente. “Ho già un piano. Prima la isoleremo, la faremo apparire instabile. Poi, se necessario… la elimineremo. Ma con eleganza. Nessuno deve sospettare nulla.”
“Hai un piano?” sussurra Lorenzo, pallido.
“Ho più di uno. Ogni mossa sarà una trappola. Se vuole giocare a scacchi, le daremo scacco matto.”
Il giorno dopo: una nuova minaccia
La mattina successiva, il cielo sopra La Promessa è grigio. L’atmosfera è carica di elettricità. Nel salone principale, Eugenia prende il tè con Rómulo e María Fernández, discutendo di libri e giardini. Ma l’armonia viene rotta da passi decisi.
Leocadia appare, seguita da un uomo elegante con una valigetta. “Buongiorno a tutti,” dice con voce mielata. “Eugenia, ti presento il dottor Onoro. Da oggi sarà il tuo medico personale.”
Il silenzio cala. Eugenia alza un sopracciglio. “Il mio medico? E posso sapere perché?”
“Per bontà,” risponde Leocadia. “Dopo tutto quello che hai passato, è saggio tenere sotto controllo la tua salute. Non vogliamo ricadute, vero?”
Il dottor Onoro si inchina. “Signora, sono qui solo per prenderci cura di lei.”
Eugenia, glaciale: “Non sarà necessario. Sto benissimo. Non ho bisogno di un medico. Di certo non scelto da te.”
Il duello è iniziato. Le maschere stanno cadendo. E nel palazzo, tutti cominciano a capire che qualcosa di immenso sta per esplodere. Jana è stata nascosta da Eugenia, protetta sotto gli occhi di tutti. E ora… la verità sta per venire a galla, con conseguenze devastanti per chi ha vissuto troppo a lungo nell’ombra dell’inganno.