Era passata mezzanotte e la tenuta Aslanbey era immersa in un silenzio sinistro, rotto solo dal rumore del vento che si abbatteva sulle finestre come un presagio.
Miran camminava nervosamente avanti e indietro nella stanza.
Reyyan era a letto, pallida, sudata, in preda a una febbre che sembrava bruciarle l’anima.
“È da tre giorni che non mangia, non parla, non dorme… Adesso anche la febbre?” – si disperò Gonul, accorsa con una borsa di medicinali.
“Bisogna portarla in ospedale!”
Ma Miran la guardò con occhi carichi di paura.
“No. Lei ha paura degli ospedali. Lì… le hanno portato via tutto una volta.
Resterà qui. Ma la guarirò. Qualsiasi cosa accada.”
🌡️ La febbre sale
Ore dopo, la situazione peggiorò.
Reyyan si agitava nel letto, il viso bagnato di sudore, gli occhi sbarrati senza vedere.
Il termometro segnava 40.3°C.
Poi, d’un tratto, il suo corpo iniziò a tremare.
“MIRAN!” – gridò Azat, accorso anche lui – “Sta avendo le convulsioni!”
Miran si immobilizzò per un attimo. Il suo cuore si fermò.
Poi corse al letto, sollevò Reyyan tra le braccia e urlò:
“Tienile la testa! Mettile qualcosa sotto! Reyyan… amore mio, restami sveglia! Non andare via!”
🩺 La lotta per la vita
Il dottore, finalmente arrivato, si fece spazio tra tutti.
“Tutti fuori! Non ho tempo da perdere!”
Ma Miran non si mosse.
“Resterò qui. Se lei combatte, io combatto con lei.”
Il medico annuì, iniziando la terapia d’urgenza.
Antipiretici. Impacchi freddi. Gocce endovenose.
Il tempo sembrava essersi fermato.
💭 I ricordi di Miran
Seduto accanto al letto, Miran stringeva la mano gelida di Reyyan.
Le lacrime gli scendevano silenziose, mentre le sussurrava:
“Ricordi quando eri tu a curarmi, quando io ero il mostro e tu la cura? Ora tocca a me, Reyyan.
Non puoi lasciarmi adesso. Non quando stavamo ricominciando a vivere…”
Ogni istante che passava senza un segno di miglioramento era una pugnalata al cuore.
“Ti ho amata anche quando ti odiavo. E adesso che so la verità… non potrei sopravvivere senza di te.”
🕯️ Una luce flebile
All’alba, la febbre cominciò lentamente a calare.
Reyyan emise un gemito debole, appena percettibile.
Miran balzò in piedi, le accarezzò il viso.
“Amore… mi senti? Sono io. Miran. Sei qui con me…”
Le palpebre di Reyyan tremarono. Poi… si aprirono leggermente.
“Mi hai… chiamata… amore?”
“Sì.” – le sorrise, con gli occhi gonfi di pianto. – “E lo farò ogni giorno, se mi dai ancora un domani.”
💞 Il risveglio
Reyyan, con uno sforzo immenso, alzò una mano e la posò sul petto di lui.
“Ho… visto mia madre… nei sogni. Mi diceva di non mollare. Di tornare da te.”
“E l’hai fatto. Sei tornata. Perché io non smetterò mai di riportarti indietro.”
🧣 Un simbolo d’amore
Miran tirò fuori dalla tasca uno scialle rosso. Era il primo dono che Reyyan gli aveva fatto.
“Ti ricordi questo? Me lo avevi regalato quando avevo freddo…
Ora sono io a coprirti, a proteggerti, a scaldarti. Per sempre.”
Reyyan chiuse gli occhi un momento, sorrise debolmente.
“Anche se la febbre se ne andrà… la mia anima sarà per sempre tua. Perché solo con te… batte.”
📜 Frasi memorabili
-
“Il tuo corpo ha tremato, ma il tuo cuore è rimasto forte.”
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“Ti ho persa per un istante, ma ora combatterò per ogni secondo insieme.”
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“Anche se il destino prova a spezzarci, noi siamo più forti.”
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“Finché respiro, nessuna febbre, nessun dolore ti porterà via da me.”
📖 Epilogo
Reyyan si riprese lentamente nei giorni successivi.
Ma da quel momento, tra lei e Miran si creò un legame ancora più profondo.
Non erano solo due amanti.
Erano sopravvissuti insieme al fuoco della paura.
E ora, ogni abbraccio era una vittoria.