“Io non voglio finire come lei.”
Il sole si alza su una Bari ancora segnata dalle ombre del passato. La lotta contro gli Straziota sembra essersi conclusa, ma per Maria, il vero scontro è appena iniziato. La scomparsa del potere criminale ha lasciato spazio a una nuova consapevolezza: il pericolo più grande non è fuori, ma dentro. È il timore strisciante di seguire le orme di chi l’ha preceduta, di ripetere gli stessi errori, di essere imprigionata da un destino già scritto.
Con Nicola finalmente arrestato e la rete degli Straziota sgominata grazie al coraggio di Michele, il quartiere ha ripreso a respirare. Ma la pace è fragile. Michele giace in ospedale, il suo corpo segnato dalle ferite dell’ultimo scontro al porto. È vivo, ma ogni battito del suo cuore è una sfida. Maria non si stacca mai da lui. Veglia, prega, piange in silenzio. Sa che senza di lui non sarebbe mai riuscita a liberarsi da quella spirale di violenza.
Nel frattempo, la famiglia De Santis cerca di ricostruire. Ma il vuoto lasciato dalla guerra criminale è profondo. I rapporti tra fratelli si fanno tesi. I silenzi di Teresa diventano sempre più pesanti. Il padre, Antonio, cerca rifugio nell’alcol, incapace di affrontare la vergogna di aver lasciato che il crimine sfiorasse la sua famiglia. Maria, sentendo il peso delle responsabilità, prende una decisione drastica: vuole cambiare vita. Vuole allontanarsi. Ma non per fuggire. Per ricominciare.
«Io non voglio finire come lei,» sussurra, guardando la foto sbiadita della zia morta in giovane età, consumata dalla rabbia, dall’amarezza e da un amore che l’ha distrutta. «Non voglio restare incatenata a una storia che non ho scelto.»
La sua determinazione scuote gli equilibri familiari. La madre la accusa di egoismo. Il fratello maggiore la chiama ingrata. Ma Maria è irremovibile. Cerca conforto in Michele, che finalmente si risveglia. Debole, confuso, ma vivo. Le sue prime parole sono per lei. Le prende la mano, e tra le lacrime le sussurra: «Vai. Ma promettimi che non ti dimenticherai di me.»
Inizia così il viaggio di Maria, non solo fisico, ma interiore. Si trasferisce a Roma, dove riesce a iscriversi a un corso di scrittura creativa. Lavora in una libreria per pagarsi l’affitto, abita in una stanza modesta ma piena di luce. Ogni sera scrive lettere a Michele. Ogni giorno affronta le sue paure, cercando di capire chi è, cosa vuole, e soprattutto: chi non vuole diventare.
Ma il passato non si cancella con un biglietto del treno. Giulio, un ex collaboratore degli Straziota sopravvissuto alla retata, inizia a cercarla. Ha scoperto che Maria ha denunciato il clan e vuole vendicarsi. La minaccia si fa reale quando riceve una foto della sua casa romana, accompagnata da un messaggio: “Non sei al sicuro nemmeno lì.”
Maria è costretta a tornare a Bari, questa volta con lo scopo di chiudere definitivamente i conti con il passato. Incontra Michele, ancora in fase di riabilitazione. Il loro abbraccio è lungo, silenzioso, pieno di tutte le parole non dette. Insieme decidono di affrontare Giulio e ogni ombra che resta.
L’episodio culmina in una notte tesa, durante la quale Maria, con l’aiuto di un ex poliziotto diventato informatore, organizza una trappola per Giulio. L’uomo viene finalmente arrestato, ma non prima di lanciare a Maria un ultimo sguardo carico d’odio: «Tu non sei diversa da noi. Illuditi pure.»
Ma Maria non ha più dubbi. Sa di non essere perfetta, ma sa anche di aver scelto. Di aver lottato. Di non essersi lasciata spezzare. La sua voce narrante chiude l’episodio con parole che rimarranno impresse nei cuori degli spettatori:
“Siamo il frutto delle nostre scelte, non delle nostre paure. Io non finirò come lei. E anche se dovrò camminare da sola, preferisco perdermi nella verità che vivere intrappolata in una bugia.”