Tradimento giovedi 24 Aprile: “Zeliş Behran. 40 minuti in hotel… e poi il caos”

Milano, Giovedì 24 Aprile.
Una data come tante, o almeno così sembrava. Una mattina grigia, il traffico della città che scorreva pigro, i caffè pieni di sguardi distratti. Ma dietro le finestre opache di un hotel nel cuore di Brera, una donna stava per cambiare tutto. Il suo nome? Zeliş Behran.
Una giornalista, una donna affascinante, enigmatica, conosciuta nei salotti della politica e della cultura. Ma anche una donna con troppi segreti.

Alle 14:00 entra nell’Hotel Magnifico, sola, vestita di nero, con un cappotto che odora di pioggia e decisioni estreme. Si registra con un nome falso. Nessun bagaglio. Nessun sorriso.
Alle 14:40, la stanza 705 esplode nel caos.


Un tradimento annunciato… ma da chi?

Zeliş non è lì per caso. Ha scoperto qualcosa. Un segreto inconfessabile.
Da mesi, indagava su un traffico illecito che collegava alte sfere politiche italiane e un misterioso consorzio turco. Ma la verità non sempre libera. Spesso uccide.

Quella stanza d’hotel è il luogo scelto per l’incontro con Luca Ferrante, un ex agente dei servizi segreti, suo amante, suo informatore… e forse il suo carnefice.
Zeliş ha registrazioni. Prove. Sa che quella potrebbe essere la sua ultima occasione per far cadere il sistema. Ma qualcuno ha scoperto tutto. E non ha intenzione di lasciarla uscire viva.


14:45 – Le urla. I vetri rotti. Il sangue.

Un cameriere corre al settimo piano. La porta della 705 è socchiusa. Dentro, il caos: un bicchiere frantumato, una finestra spalancata, il vento che strappa le tende.
Sul pavimento, un telefono rotto, con l’ultima chiamata ancora aperta: “Registrazione inviata”.

Zeliş è sparita. Nessuna traccia.
Di Ferrante, solo una giacca e sangue. Nessun corpo.

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Chi mente? Chi tradisce? Chi muore?

Le indagini cominciano subito, ma qualcosa non torna. L’hotel cancella le immagini delle telecamere. Il direttore sparisce. Il nome usato da Zeliş non compare in nessun registro.
Il suo appartamento è stato svuotato. Tutto quello che resta è una fotografia scattata 3 giorni prima: lei e Ferrante, in una caffetteria. Occhi che non sorridono.

La stampa impazzisce. I social esplodono. Il nome di Zeliş diventa trending topic, ma nessuno sa la verità.


Dietro ogni verità, c’è un altro tradimento.

Nel frattempo, da Istanbul, arriva un uomo: Kenan Behran, fratello di Zeliş, ex militare, ora freelance della sicurezza.
Non crede alla versione ufficiale. Non crede alla polizia italiana.
Vuole risposte. E le cerca con metodi poco ortodossi.

Tra interrogatori clandestini, intercettazioni e minacce, Kenan scopre l’esistenza di un file audio nascosto in un cloud criptato. Titolo: “Il Sesto Nome”. Dentro, voci. Nomi. Ordini.
E tra quei nomi, uno che scuote tutto il sistema: Marco Bellandi, vice ministro degli Interni.


Quando l’amore diventa una trappola.

Kenan non è l’unico a cercare la verità. Anche Giulia Romano, giovane ispettore della DIGOS, sta seguendo il caso. Brillante, idealista, ma intrappolata in un sistema che punisce chi osa troppo.
Insieme, lei e Kenan svelano uno scenario che mescola corruzione, traffico di armi e giochi di potere.
Ma più si avvicinano alla verità, più capiscono: Zeliş non è solo una vittima. È anche pedina e regista.

Il suo tradimento non è solo personale. È politico. È globale.


Tradimento. Vendetta. Sparizione.

Milano diventa teatro di una caccia senza regole. I giorni scorrono, i morti aumentano. Ogni pista porta a un nuovo inganno.
Ma Kenan non si ferma. E quando tutto sembra perduto, arriva una mail:
“Tornate dove tutto è iniziato.”

Alle 02:00 di notte, Kenan e Giulia tornano nella stanza 705. Trovano una chiave USB nascosta sotto il termosifone. Dentro, il file completo. La verità nuda.

E poi… una foto recente. Zeliş, viva. In una stanza d’albergo… a Belgrado.


Finale sospeso:

La verità è stata rivelata, ma il sistema reagisce. Kenan e Giulia devono scegliere: consegnare il file e sparire per sempre… o combattere.
Tradire il proprio Paese? O proteggere chi ha già tradito tutto?

In lontananza, un telefono squilla.
Una voce familiare risponde:
“Hai 48 ore. O finisce tutto… o ricomincia.”

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